La Toscana si candida a diventare la Silicon Valley del lusso e della manifattura d’avanguardia

16 Oct 2014 | News

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La Toscana non è solo bel paesaggio e buon vivere e, spinta da una nuova strategia di promozione e internazionalizzazione, “può diventare la Silicon valley europea del lusso e del ‘medium’ tech, cioè di quella manifattura d’avanguardia che coniuga le nostre radici con la nostra tendenza all’innovazione”. L’obiettivo, tanto più strategico in questo periodo di crisi, è stato delineato dal presidente degli industriali toscani, Pierfrancesco Pacini, nel convegno sull’attrazione degli investimenti organizzato oggi, 14 ottobre, a Firenze da Confindustria e Regione Toscana, che ha visto la partecipazione di molte aziende presenti sul territorio, da Ferragamo a Gucci, da Nuovo Pignone a Eli Lilly, da Banca Monte dei Paschi a Thales fino a Peuterey e al Consorzio del Brunello di Montalcino. “Chi vuole produrre manifatturiero di qualità dovrebbe farlo in Toscana, e penso alla moda, alla meccanica, alla chimica, all’alimentare, alla nautica, al lapideo”, ha aggiunto Pacini lanciando una proposta alle istituzioni: “Avviamo insieme uno scouting di investitori sui mercati internazionali per attrarre capitali esteri e portare il contributo delle multinazionali al Pil toscano sopra il 3%” (oggi è all’1,6%, pari a 1,7 miliardi di euro di investimenti diretti esteri). “Sottoscriviamo la proposta di fare scouting – ha risposto Stefano Giovannelli, direttore dell’agenzia regionale Toscana Promozione – anche se noi abbiamo già avviato la ricerca di investitori interessati a insediarsi nella regione, e lo abbiamo fatto puntando non solo su turismo, real estate e enogastronomia, cioè sui comparti classici che di solito identificano la Toscana, ma anche su hi-tech, scienze della vita, robotica e fotonica”. E’ d’accordo Laurent Sansoucy, direttore della società di consulenza OCO Global: “Se la Toscana vuole attrarre investimenti dall’estero, difficilmente potrà farlo nei settori turistico, agroalimentare, moda, ma dovrà guardare a Ict, ricerca e sviluppo, engineering e servizi alle imprese”. Gli scogli, naturalmente, restano quelli del sistema-Paese, dal fisco all’inefficienza della pubblica amministrazione alla lentezza della giustizia. Dalla sua però la Toscana ha l’alta qualità dei prodotti e un brand forte. Anche se la prima preoccupazione degli imprenditori toscani, messa in luce da una ricerca del Censis presentata da Giulio De Rita, non è tanto quella di attrarre investitori stranieri, quanto piuttosto di trattenere gli imprenditori italiani che sono tentati di vendere le proprie aziende. “La Toscana ha un atteggiamento amichevole nei confronti di chi vuole investire sul territorio – ha concluso il presidente regionale Enrico Rossi, che nei giorni scorsi ha creato un gruppo di lavoro tematico con le aziende del settore farmaceutico – e anche l’aver fatto il Piano del paesaggio, che tante polemiche ha sollevato, è un elemento di competitività della Toscana”. Non la pensano nello stesso modo gli imprenditori: “Dobbiamo evitare che l’attuale proposta di Piano sia un freno agli investimenti – ha sottolineato Pacini – sono fiducioso che la Regione saprà ristabilire il giusto equilibrio tra difesa dell’ambiente e sviluppo industriale”.